Nel corso di questi otto anni da sindaco sono stato forse l’amministratore che più di altri ha interpretato il ruolo della tolleranza zero verso ogni forma di degrado e verso forme di accoglienza indiscriminata.
Molti aggettivi sono stati confezionati per me e non tutti simpatici, come invece è quello di “sindaco sceriffo”che tutto sommato mi piace.
Mi piacerebbe ancor di più il “sindaco dei bambini” perché al centro della mia azione amministrativa ho sempre messo anche loro e le loro scuole, e ben lo sanno gli insegnanti, i dipendenti comunali e anche tanti genitori.
E del resto anche sul notiziario comunale e anche in questa rubrica, ho più volte scritto che a Pescate tutti i bambini devono essere uguali.
Proprio per questo non mi è piaciuta per niente la presa di posizione di quel mio collega che nei giorni scorsi nella mensa comunale ha dato come pranzo una scatoletta di tonno e un pacchetto di creker ad una bambina marocchina, perché i genitori non pagavano la mensa.
A Pescate una cosa del genere non sarebbe mai successa e spero che non succederà mai.
La famiglia non può pagare la mensa? Anche a Pescate succede e quando succede paga la comunità tutta e cioè il comune di Pescate.
Questo accade per i bimbi extracomunitari ma anche per gli italiani, anche loro spesso in situazioni di difficoltà economica.
E se non facessimo così non saremmo più una Comunità, ma un ammasso di persone senza sensibilità e senza amore per il paese e per chi lo abita.
Io vado spesso a trovare i bambini in mensa, e loro mi salutano sempre, sono molto educati.
Alcuni mangiano tutto, altri lasciano qualcosa nel piatto, altri ancora commentano le cibarie e mi chiedono di cambiare il passato di verdura con la pizza.
La mensa è un arricchimento per i bambini, è un proseguo della conoscenza anche in un momento primario dell’esistenza che è appunto il nutrirsi e mangiare per vivere.
Ecco, io ho immaginato quella bambina marocchina nella nostra mensa con il tonno, circondata da tanti bambini che mangiavano la pizza.
Ho immaginato lo sguardo di quella bambina subissata dagli sguardi degli altri bambini, dagli interrogativi e magari anche dalle battute che a quell’età possono essere feroci.
Certo non tutti i sindaci girano per le loro mense a vedere, ma gli insegnanti?
Io che sono un insegnante, se avessi visto fare una cosa del genere ad un mio allievo, avrei portato la mia razione di pizza alla bambina e mille scuse, facendo poi rimostranze in ogni sede.
Si, ma la famiglia della bambina non pagava…..
Bene, se la famiglia non paga tu sindaco la convochi in municipio.
Se è in stato di indigenza interessi anche i servizi sociali e se, dopo aver verificato tutta la situazione, emerge che proprio la famiglia non può pagare, hai tutti i mezzi che la legge ti consente per esentarla dalla retta o per calibrare l’esborso sulla situazione economica famigliare.
Se invece la famiglia non paga perché non vuole pagare pur avendo i soldi, metti in campo altre azioni anche di recupero credito, ma se la bambina viene in mensa, deve mangiare come tutti gli altri, altro che il tonno invece della pizza.
Adesso non dico di essere come il comune di Pescate che ai bambini delle famiglie che non possono compra anche astucci, cartelle e quaderni , oppure paga le visite di istruzione e le gite, proprio perché i bambini devono sentirsi tutti uguali, ma discriminazioni non se ne fanno, in specie verso chi non ha nessuna colpa.
Qui a Pescate non ci sarà bisogno dell’intervento di Candreva, giocatore dell’Inter che si è offerto di pagare lui per tutti i bambini delle famiglie morose.
Qui i Candreva della situazione sono i cittadini di Pescate, che tramite il Comune, non lasciano indietro nessuno.
Nel paese dei bambini felici si è felici sempre.
Anche in mensa.
Buon fine settimana.