Sabato e domenica 16 e 17 settembre, si terrà nella solita location al parco Torrette, la seconda edizione della Sagra dell’amatriciana, e anche stavolta per donare il ricavato alle popolazioni terremotate del Centro Italia.
Lo scorso anno ha avuto un ottimo successo permettendo di raccogliere 3600 euro, stavolta con le previsioni meteorologiche che danno pioggia, si spera comunque in qualche periodo di tregua.
Poi con gli alpini decideremo se fermare la sagra dal prossimo anno o continuare a proporla, anche se non è un piatto nostro, ma è comunque un piatto molto buono, gustoso e gradito da tutti i partecipanti.
Se non sarà riproposta sarà comunque sostituita da un’altra sagra con un altro piatto tipico nostro della tradizione, perché il mese di settembre è comunque un mese propizio per questi eventi.
Dalla prima sagra, quella del tortello di cinque anni fa, sono cambiate tantissime cose.
Da quel piccolo gazebo in cui Ester e Paolo con cucchiaio e cucchiaino trasformavano la pasta in gustosi tortelli, le sagre di Pescate sono cresciute in termini esponenziali in tutto: In location, in partecipazione, in promozione, in organizzazione, e ovviamente anche in incassi perché i nostri parchi, a saperli sfruttare sono autentiche miniere d’oro.
Il problema, se così si può chiamare, è che le sagre stanno crescendo ad una velocità tale che non sempre ci troviamo preparati ad affrontare una simile moltitudine di partecipanti.
Nell’ultima sagra, quella del risotto pescatese ad esempio si è arrivati a preparare oltre 750 piatti di risotto in due giorni, un risultato da mettere in grande difficoltà anche il più grande, attrezzato e organizzato ristorante. Senza contare tutti gli altri piatti e pietanze di corollario.
Certo ci si potrebbe organizzare preparando prima le pietanze ma non è quello lo scopo delle sagre che è invece quello di proporre i piatti della tradizione come si cucinavano una volta, direttamente e al momento.
E su questo io e gli alpini non vogliamo transigere, come sul fatto che i proventi delle sagre, al di la dei costi e delle spese sostenute, debbano andare in beneficienza.
Quindi chi vuol mangiare il risotto al pesce persico sa che i filetti si impanano e friggono al momento, e quindi un tempo di due ore per smaltire la fila ci può stare benissimo, è un altro prezzo da pagare per mangiare il risotto il riva al lago come una volta.
La promozione che viene fatta alle sagre poi determina centinaia di visitatori da tutta la Lombardia se non oltre, con decine di condivisioni di pagine Facebook e di foto fatte ai volantini dedicati, esposti sulla ciclabile e al calendario sagre.
La curiosità è che, a parte gli affezionati, sono pochi i pescatesi presenti alle sagre, anche quelli che prendono i piatti da asporto.
Dai dati in nostro possesso infatti, oltre il novanta per cento dei partecipanti proviene da fuori paese,e di questi una buona metà dalle provincie di Monza e di Milano.
E questo fa de Le sagre di Pescate un ottimo veicolo di promozione turistica del paese e del lago.
L’altra faccia della medaglia è che più le sagre crescono e più gli alpini del capogruppo Ambrogio Piazza diventano anziani.
Ma fortunatamente ci sono anche gli amici degli alpini e gli attivisti sagre a dare una mano, e a portare il numero degli addetti per ogni sagra dalle 15 alle 20 persone.
Domani e domenica quindi cari pescatesi, anche se non siete i primi partecipanti a questi eventi, per un aiuto ai terremotati andate al Parco Torrette, alla casa delle sagre per un piatto di amatriciana a cinque euro.
Saranno soldi ben spesi.
Buon fine settimana.