Domani sabato, alle 4 del mattino partiremo alla volta del comune di Arquata del Tronto in provincia di Ascoli Piceno, a portare i soldi raccolti in tutti questi mesi ai cittadini terremotati.
Due automobili ed un furgone con me e la mia compagna, gli alpini con il capogruppo Ambrogio Piazza, Giancarlo Maggioni e Egidio Riva, due membri del direttivo dell’associazione Papà di Pescate con il presidente Nico Marrazzo e il direttore Luigi Prandi.
Il sindaco ci aspetta intorno a mezzogiorno in municipio, o meglio in quel che resta del municipio visto che è posto in alcuni container.
Porteremo una bella cifra 13860 euro, raccolti euro su euro con tutte le nostre iniziative paesane e con il contributo di associazioni e singoli cittadini.
Oltre il triplo di quello che avevamo raccolto nel 2012 per il comune terremotato di Poggio Renatico, ma allora non c’erano i soldi delle sagre.
In questi mesi in cui le scosse di terremoto non si fermavano e il brutto tempo laggiù imperversava, abbiamo incrementato i fondi, addirittura anche con una donazione dei proventi di una festa di compleanno, oppure con le ultime iniziative dell’attivo Comitato genitori della scuola primaria.
Mi sento di ringraziare tutti, perché davvero il nostro paese ha fatto e farà davvero una bella figura.
Noi siamo un comune ricco, lo dicono tutte le classifiche, o meglio gli abitanti di Pescate hanno un reddito procapite alto, perché siamo al decimo posto tra gli ottantotto comuni di una provincia che è già una delle più ricche d’Italia.
E andiamo a dare qualche soldo a chi era già molto più povero di noi prima del terremoto, e che adesso è in condizioni ancora più critiche.
E facciamo una cosa bella, diamo solidarietà ma quella vera, non a parole, perchè i soldi si contano con mano e servono per risolvere i problemi.
E i soldi li porteremo al sindaco direttamente, fino all’ultimo centesimo raccolto, ma se ci renderemo conto che ci sarà ancora bisogno di noi in qualche modo, torneremo a trovarli.
Perché Arquata del Tronto? Perché io e gli alpini abbiamo visto in lui un paese distrutto, che non ha avuto grande eco sui giornali come gli altri. Un paese umile con un sindaco molto misurato, sempre lontano dai clamori e dai media.
Un po’ l’opposto mio insomma.
A volte mi immedesimo in lui, che si chiama Aleandro Petrucci, chiedendomi cosa avrei fatto io nel caso il terremoto fosse capitato a noi.
Vedere il mio paese così bello e caratteristico, rovinato irreparabilmente con i miei cittadini disperati, avrebbe sicuramente scatenato in me tanti desideri di rivalsa, ma credo non si possa pensare in maniera obiettiva una cosa che non si è vissuta.
I morti, le persone schiacciate sotto le loro case, io stesso o peggio ancora la mia famiglia, come ti riprendi da una cosa del genere?
Con le istituzioni che di norma ti stanno vicino solo in quei momenti di clamore, e che poi passata la nottata non si vedono più e fai sempre più fatica a trovare.
Noi di Pescate ci siamo.
A distanza di mesi dalla tragedia andiamo adesso, in punta di piedi per non disturbare, per non intralciare le operazioni si spera di ricostruzione, per portare una goccia di speranza, piccola ma nostra, sperando che con le altre serva per costruire il mare della solidarietà, ci piace di più se sarà un lago di solidarietà.
E se resterà un poco di Pescate, anche un pezzettino solo, tra la gente di Arquata, saremo felici.
Buon fine settimana.