Venne nel mio ufficio in una sera di inizio marzo 2006, con Fausto Borghetti.
Le elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale di Pescate erano alle porte e mi chiesero di fare il candidato sindaco.
Sapevo che l’impresa era difficile, quasi disperata, ma lui a settant’anni suonati aveva l’entusiasmo di un ragazzino, pronto a ripetere l’esperienza che lo vedeva ormai da dieci anni nelle file del consiglio comunale.
Io venivo da una recente e bella esperienza a Mandello come assessore all’edilizia e urbanistica nella giunta di Giorgio Siani, primo e unico sindaco leghista del popoloso centro lariano, e un’impegno amministrativo nel mio paese mi allettava, specialmente sulla scorta dell’esperienza accumulata, e accettai l’invito.
Chiamai Renato Rocca che conoscevo da una vita, e qualche altro amico, ma servivano soprattutto dei giovani e così lui mi presentò Elio Valsecchi, suo vicino di casa, rampollo della stimata famiglia Rotta delle trafilerie, che non conoscevo.
Come previsto non riuscimmo a vincere, anzi perdemmo malamente con il 32 per cento circa dei voti, il sindaco uscente Enrico Valsecchi era molto forte, talmente forte che in quei cinque anni era riuscito a tirare dalla sua parte anche quasi tutta la minoranza consigliare.
Ma non lui, che rimase sempre fermo nei suoi ideali, talmente grandi che la sua persona passava sempre in secondo piano.
Non cercava mai il consenso personale, non la poltrona che per lui, leghista della primissima ora poteva significare un posto a Roma sicuro.
Ancor prima di averlo conosciuto lo vedevo nei gazebo, seduto solitario nei pressi del piazzale della chiesa parrocchiale con i manifesti e le bandiere verdi, sempre sorridente come un ragazzino anche quando gli anni cominciavano a pesare.
Un autentico signore, garbato nei modi, gentile con tutti, di più: delicato.
In quel maggio 2006 prese pochi voti e non riuscì ad entrare in consiglio comunale però mi disse: Sono contento lo stesso perché siete entrati tu ed Elio che è un ragazzo molto bravo. Voi siete il futuro ed io seguirò comunque quel che farete, anche da lontano.
Poi in quegli anni vendette la sua bella villa sul lago e se ne andò da Pescate. Lo vedevo qualche volta in baita che era uno dei suoi luoghi preferiti e nelle occasioni seduto al suo gazebo.
Nel maggio 2011 quando divenni sindaco di Pescate la prima volta, mi suonò alla porta il giorno dopo con una bottiglia di spumante e mi abbracciò forte.
Hai visto? Me lo sentivo, anche Elio ha preso un sacco di voti.
Poi persi di vista la sua Mercedes, persi di vista il suo motorino, persi di vista lui, fino a vederlo quest’estate al chiosco sul lago della pizzeria Avella, con la figlia e il nipote.
Aveva cambiato casa ancora,da Pescate a Lecco, a Valmadrera.
Ci pensavo oggi, nella cappella dell’Ospedale Manzoni a Lecco. Da Nizza Monferrato a tanti altri paesi del nord, perchè casa sua era tutto il Nord.
Io con la fascia biancoazzurra del comune di Pescate e Fausto Borghetti, vicini con lui, ora come allora.
Riposerà nel nostro cimitero accanto all’amata moglie, nel paese più svizzero del circondario.
Nel Nord, nel profondo Nord, nel profondissimo Nord, Giuseppe Vallegra.
A domani.